La mia seconda vita da freelance

Tra 1 mese vado a Copenaghen, in giorni che non sono un ponte o vacanze per tutti. Parto quando in molti lavorano, e questo può accadere non perché sono tornata freelance ma perché da freelance ho imparato a organizzarmi.
E quindi qui parlo di alcune cose che possono essere utili a tutti su: lavoro, scelte, clienti, soldi.

Forse all’inizio l’ho fatto anche io: rispondere “faccio la freelance” quando mi chiedevano che lavoro facessi. Sì, ma cosa vendi quindi, cosa fai? I primi tempi da freelance sono stati così: vaghezza, vaghezza ovunque.

  • Vaghezza nei servizi, perché non sapevo bene a chi venderli;
  • Vaghezza nei prezzi, perché non sapevo fare i conti;
  • Vaghezza nei conti, perché non capivo quanto spendevo e quanto mi sarebbe uscito.

Sto raccontando molto di tutto questo su Instagram Stories, dove in maniera spontanea parlo molto di dubbi, situazioni di tutti i giorni da freelance, clienti: ho detto più volte che di alcuni temi mi sarebbe piaciuto parlarne in maniera più strutturata, e questo post è un primo tentativo. Lì ho detto: vorrei cominciare una rubrica che si chiama “sopravvivo insieme a voi”, nel senso che davvero tante cose le ho cambiate confrontandomi. Con qualche esitazione, un po’ di umiltà, disincanto, e amore per me stessa.

Ecco quindi le cose che sono cambiate dai primi due anni da freelance a oggi. Se volete che approfondisca qualcuno di questi temi ditemelo, così ho la scusa per creare un piano editoriale :)

  • Soldi

  1. Mi sono licenziata e messa in proprio con 3 contratti firmati che mi avrebbero dato, una volta fuori, una base di poco più di 3.500€ al mese: se c’è un modo per non guadagnare soldi, per me, parte dalla paura di non averne o di non riuscire a guadagnarne.
    Arrivarci non è stato facile e c’è voluto del tempo e del coraggio per contrattare, ma l’ho fatto con consapevolezza e chiarezza sui miei obiettivi: avere una base che mi avrebbe potuto permettere di trovare nuovi clienti con calma, contrattando senza necessità impellenti, lasciando da parte l’ansia.
  2. Ho aperto un conto deposito (ormai da più di un anno) con WeBank dove verso il 50% di quello che incasso: da lì pago l’Iva e le tasse.
  3. Nel corso del 2016 ho tenuto un file di conti dove ho segnato: bollette, abbonamenti, affitto, tasse, e tutte le spese fisse. Ho capito così quanto devo guadagnare per sostenermi.
  4. Ho cambiato commercialista, perché cambiare fa sempre bene e perché ora che parlo di soldi in maniera diversa voglio qualcuno che mi conosca ora che non ho paura di parlarne.
  • Clienti

  1. Ho cercato e cerco clienti con consulenze annuali: ho detto basta a progetti di 1 mese o 6, che mi risucchiavano energia, non mi permettevano di programmare il mio tempo, non mi davano tranquillità economica.
  2. Scelgo clienti piacevoli, con cui posso fare dei ragionamenti costruttivi, che sono persone con cui spesso prendo caffè: non sono aziende grandissime, e nemmeno minuscole.
  3. Passo molto tempo sui preventivi, e questo l’ho imparato grazie a Marco Brambilla: contrattare e negoziare prima vuol dire non trovarsi in situazioni spiacevoli dopo, significa dare quel che ci si aspetta, e poter chiedere di più se un cliente ti chiede di più. Ragiono molto sul tempo che ho, e su quel di cui ho bisogno. Nei preventivi inserisco sempre una clausola che dice che se quel contratto si chiude per qualche motivo, mi verrà comunque riconosciuto il 20 o il 30 o il 40% dell’importo.
  4. A oggi con tutti i miei clienti fissi ho contratto con pagamenti a 30 giorni: ho accettato un pagamento a 60 giorni e rifiutato uno a 90.
  • Brand identity e servizi

  1. Qui la faccio breve: non ho mai avuto un’identità visiva, o un logo. Sto lavorando con Emanuele per il logo, con Ivan per il sito e con Vanessa per le foto, per creare un’identità visiva che mi assomigli e che esprima quel che voglio dire: Non ero pronta prima, ora lo sono.
  2. Ho definito i servizi che venderò, che sono 3 + 1, e i relativi prezzi: per farlo ho seguito un percorso indicatomi da Ivan ed Enrica (o meglio: da Guido) per costruire le sales page. Fatelo se avete dubbi.
  • Priorità

  1. In due mesi ho lavorato solo una volta la sera, e due domeniche: un traguardo per chi come me diluiva il suo lavoro in ore sparse random durante il giorno e la settimana. Ma che soprattutto non capiva quanto fosse stanca finché non stramazzava. Credo di esserne uscita, ma nel dubbio cerco di organizzarmi perché non ricapiti di nuovo. Ci sto riuscendo dandomi poche regole:
    // La priorità non è il lavoro ma la vita.
    // Quindi alle 19 o al peggio alle 20 smetti di lavorare e leggi, vedi un film, senti un amico, esci, fai l’amore. Il giorno dopo starai meglio e lavorerai meglio.
    // Lavorare sempre non è un onore, è un peccato.
  2. Una volta alla settimana vado a fare allenamento da Alessandro, il mio personal trainer, un’ora alla settimana faccio conversazioni in inglese via Skype con Natalia: sono impegni che mi portano via tempo, ma che mi regalano energia e stimoli. Quindi, evviva l’extralavoro.
  3. Ho provato a dividermi i giorni come suggerisce Super Good Life – oggi amministrazione, domani commerciale – ma non ci riesco granché: non ho una grande routine, ma è un obiettivo.
  4. Sto capendo se posso pagare qualcuno a cui delegare parte del mio lavoro, e anche questo è un altro obiettivo.

Insomma, sto facendo sul serio perché voglio sul serio divertirmi quando stacco dal lavoro, e anche quando lavoro. E voi, avete buone pratiche?

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