Non sono ancora sicura di trovare le parole giuste per dire che ho cambiato lavoro e non sono più freelance, ma ci provo. Da qualche tempo lavoro come Content Marketing Manager in Explora, a Milano.
Dove lavoro
Due parole per dire dove e per chi lavoro, per poi passare a raccontare il perché di questa scelta.
Explora Tourism è la DMO (Destination Management Organization) di Regione Lombardia: si occupa di promuovere l’offerta turistica della Lombardia, con due anime
- Brand Destination Marketing al servizio della Regione Lombardia (e qui vi invito a visitare questo sito)
- Destination Management come Explora Tourism, con cui offre strumenti e servizi alle destinazioni per la promozione, la formazione e lo sviluppo prodotto.
La mia sede di lavoro è nel Pirellone, al 29° piano, proprio là in cima.
Cosa faccio
Il mio lavoro principale è creare, seguire, promuovere progetti legati al turismo enogastronomico: dopo anni insieme ad aziende e agenzie, ora io e la mia expertise nel campo del food ci spostiamo di settore, entrando di fatto in un mercato totalmente diverso. Insieme a questo, mi occupo di Digital Pr e di altre cose in progress, che magari vi racconterò con calma.
Perché ho lasciato la libera professione
La cosa divertente è che questa offerta di lavoro mi è arrivata proprio quando non sentivo più la necessità di lasciare la libera professione. Tra gli ultimi mesi del 2015 e l’inizio del 2016 lo desideravo fortemente e ho cercato tanto in questo senso: era la mia reazione a una condizione psicologica più che economica, perché l’anno scorso, nel ricostruirmi e disegnare un nuovo percorso di scelte e desideri, l’essere freelance mi ha fatto più male che bene. Il dovermela cavare sempre mi ha salvato, in un certo senso, ma in diversi momenti avrei preferito uno sforzo minore perché stavo già lavorando moltissimo in altre direzioni.
Il 2016 è cominciato bene, benissimo: una nuova energia, una nuova testa. Anche il cuore è felice, ed esulta. Ero di nuovo nelle condizioni di fare quello che la libera professione chiede: cercare clienti, promuoversi, amministrarsi, fare rete, formarsi, senza che questo mi appesantisse l’anima e mi aggrovigliasse la vita.
Poi è arrivata questa offerta, e ho pensato: non posso lasciarmela sfuggire. Ho messo sul piatto della bilancia le cose che questo lavoro mi avrebbe dato: un settore diverso – quello del turismo – dove esercitare la mia professione, spendibile in futuro; apprendere nuove competenze e conoscere interlocutori diversi rispetto a quelli incontrati finora; costruire una nuova rete di contatti; far respirare il mio conto in banca.
E ho detto di sì – e fortunatamente, anche loro.
Ma vivi a Milano ora?
No, continuo a vivere a Torino. Faccio la pendolare sul Frecciarossa: mi alzo alle 6.30, prendo il treno delle 8.00, alle 8.50 arrivo a Milano ed entro in ufficio. La sera prendo il treno delle 19.00 e in qualche caso quello delle 20.00, rincasando alle 20.30 o alle 21.30. Fare la pendolare è abbastanza faticoso, ma già ora soffro di meno il sonno, e riesco addirittura a organizzarmi con la schiscetta settimanale. Sul treno dormo, leggo, quasi mai lavoro perché il wi-fi sul Frecciarossa non c’è. L’abbonamento mensile costa 340€, posso prenotare il posto.
Dormo a Milano una – due volte alla settimana, budget permettendo: rimanere a Milano mi permette di riposarmi un po’, e di vivere almeno una delle due città. Non credo mi trasferirò nel breve periodo, vedremo.
La rete buffa
Col nuovo lavoro mi sono accorta di quanto la mia rete di contatti sia estesa, e forte: mentre nel campo della consulenza per le aziende food entravo in contatto con una cerchia abbastanza delimitata, qui i referenti sono diversi: giornalisti, project manager, event manager, consulenti, fornitori e così via.
Avere tanti interessi, mantenere buoni rapporti, tutta la curiosità e generosità con cui ho coltivato i rapporti con la rete in questi anni sta tornando tutta indietro: anche quando conosco qualcuno che non ho mai sentito prima, dopo cinque minuti scopriamo di avere un contatto in comune. È tutto molto più semplice, e mi fa sentire bene.
Hai cambiato tutto, eh
Su questo sono meno drastica di molti: per me è un cambiamento di settore e di ruoli, una crescita, e una grande opportunità. Sì, passo il badge, sì, avrò la tredicesima, sì, prendo un treno tutti i giorni. Ma vedo tutto questo come una delle tante scelte che ho fatto per stare bene e meglio, e soprattutto lo vedo come una condizione che non è una visione di vita: non lo era da freelance, non lo è da dipendente.
È un lavoro, che mi piace come mi piaceva fare quello che facevo. Quello che c’è intorno – orari, soldi, colleghi – ha alti e bassi come ogni professione, libera o meno. Sono convinta che quello che ci fa stare bene non è scegliere una condizione, ma quanto siamo in armonia tra quella condizione e il resto della nostra vita.
Facciamo pranzo?
Dalle 13 alle 14 in linea di massima faccio pranzo, se siete in zona battete un colpo e facciamo pranzo insieme.
Lo dico anche qui
A breve chiuderò questo blog, trasferendolo sul mio sito personale con il dominio nome + cognome. Anche questo è un cambiamento, anche questo è equilibrio.
Mai avere paura di cambiare! Ti abbraccio!