Pasqua con la famiglia che vuoi

Se mi chiedete dove ho passato il Natale dell’anno scorso, il Capodanno di quattro anni fa o il mio ultimo compleanno vi saprei rispondere con  certezza: provate ora a farmi la stessa domanda sulla Pasqua, e  cambierò argomento.

Ricordo di aver trascorso la Pasqua in famiglia finché sono stata in, o ho avuto una famiglia: una famiglia di genitori, una di un marito e due gatti. È buffo utilizzare la preposizione «di» in questo modo, attaccandola a un sostantivo che sembra declinato sempre nello stesso modo: la famiglia è quella di Giorgia, del vicino di casa, è la tua. Vieni educata all’idea che la famiglia è un po’ fatta sempre allo stesso modo: due genitori, un figlio, dei cugini se la nonna è vissuta abbastanza a lungo.

Quando mi sono separata, ho capito che la famiglia era fatta di un’altra forma e di diversa sostanza: sono cresciuta con due genitori intelligenti, i miei cugini sono persone che ammiro e ho zii la cui cultura farebbe invidia a Dario Fo. Ho appreso però a pieno la fluidità di certi legami solo quando è capitato anche a me: ho cambiato rubrica del telefono, orari dei pasti, modi di fare la spesa, destinazioni delle vacanze. Una parte di me credeva nella famiglia pari, quadrata, ci ha investito, e poi ecco, non ha funzionato.

CaffarelFiat_600

Ho cambiato il modo di trascorrere la Pasqua, ed è quello di cui vi parlerò da questo post e per i prossimi giorni: Caffarel mi ha chiesto di raccontare la Pasqua, e quando è successo sono rimasta spiazzata. Quali tradizioni posso raccontare?, mi sono chiesta. Quale famiglia con cui passare questa ricorrenza?

Non c’è nulla di classico nella mia Pasqua da due anni a questa parte: finché sono stata al sud, in provincia di Salerno, la Pasqua era casa di mia zia e il Casatiello, il salame tagliato al coltello, la pasta al forno, l’agnello. Gli anni della Sardegna sono stati di capretto e maccarones, di seadas e di Cannonau. Poche uova, poco cioccolato, «insomma Mariachiara, non sei più una bambina». Avrei voluto rispondere «non bisogna essere bambini per desiderare il cioccolato e tantomeno la sorpresa». Una Pasqua poco religiosa, molto mangereccia; una famiglia di due individui, e di numeri pari.

La vita poi mi si è scompaginata, ed è stata la cosa migliore che potesse succedermi.

Ero abituata a dirlo del lavoro, dopo che anni fa non mi confermarono un contratto. Poi è successo con questioni di cuore, di cui vi ho raccontato molto nell’ultimo anno. Quello che è successo tra la fine di una famiglia di un numero pari e la felicità che abita in questa casa si è costruita con i numeri dispari: i 7 amici che sono venuti per il brunch, le 5 sedie di casa, i 3 quadri, 1 donna, io, che insieme all’idea ho cambiato modo di costruire una famiglia.

La famiglia che è venuta non è quella che doveva essere: è una famiglia caotica, di amici, che comunica via Facebook, che frigge qualsiasi cosa. È relazione tra persone che vogliono ridere più di ogni cosa. È una famiglia che non ha una casa, che ha diverse città, che non ha sempre degli adulti che sono genitori, o tradizioni culinarie tramandate. È la famiglia che riconosci quando hai voglia di condividere con lei pasti e sorprese, dove quello che mangi non è codificato nella tua famiglia di appartenenza ma in quella che, un passo alla volta, state costruendo.

È la Pasqua di chi anche se non ha bambini si circonda di uova di cioccolato perché, anche da adulto, ancora si emoziona per ogni sorpresa. Da oggi in poi vi racconterò questa nuova forma di famiglia su diversi social: seguite gli hashtag #SocialEaster #Caffarel1826 e ditemi un po’ della vostra Pasqua.

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Ci sono 2 commenti

  1. Che bel post!
    Le etichette così come le abitudini sono rassicuranti: sai già cosa aspettarti.
    Meglio le cose “dispari”: sarà un caso che mi sono tatuata un numero 13? ;)

  2. La famiglia: è difficile stare dietro a questa parola.
    Prima cresci in una famiglia, poi arriva il tempo con cui vuoi scappare. Almeno per me è stato così. Volevo dimostrare chi ero.
    Poi incontri il +1, aspetti ed improvvisamente diventate ufficialmente 2.
    Quando resta 2, cominci a chiederti se quel 2 è una famiglia o una tribù. Nel mentre quei 2 hanno due famiglie di genitori alle spalle. Se uno dei 2, vive lontano, prevale l’altra famiglia alle spalle. Quindi 2+2+2 cosa fà 6 o 4, o il tragico 5 e mezzo? :)
    E nonostante il sistema binario di base, si è un 1 che vuole….mangiarsi l’uovo di Pasqua prima dell’altro :)

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