I vantaggi di essere multipotenziali

Da quando Emil Wapnick ne ha parlato durante i Ted Talks, essere multipotenziali è diventata una definizione verosimile da esibire con orgoglio. In quanti, dopo averla ascoltata, abbiamo smesso di «considerare negativa o anormale la capacità di fare molte cose»?

In questo ultimo mese il lavoro è stato al centro: di riflessioni, di viaggi, di incontri. Mi sono trovata a ripensare al mio percorso professionale: cosa, di quello che ho fatto, può essere utile a qualcuno? Cosa metto in evidenza nel mio Cv? Cosa racconto durante i colloqui? Ho quindi pensato di ripercorrere con voi alcuni dei lavori che ho svolto prima e durante la libera professione, per raggiungere una conclusione che vi lascerà senza fiato **.

Coordinatrice Comunicazione Commerciale

(Ogni volta che pronuncio il job title per intero, una HR solleva il sopracciglio). Ho fatto questo lavoro per la Fnac due anni, creando un ruolo che non esisteva e che costituiva il punto di raccordo tra la Direzione Commerciale, quella Marketing e i negozi. Avevo due obiettivi: creare degli strumenti commerciali per vendere il brand alle aziende partner e facilitare la comunicazione interna tra le diverse direzioni e i negozi.

Nel primo caso, con  la collaborazione tra buyer e i responsabili negozio, creammo un leaflet e un listino, insieme a una serie di attività diverse a seconda dei negozi e degli spazi: ricordo un tour italiano nei diversi negozi in cui presi fisicamente la misura di tutte le vetrine, perché di standard non c’era nulla.

Per la comunicazione interna, creai una newsletter mensile, e una serie di strumenti della Intranet aziendale che servivano a facilitare il reperimento di informazioni da parte dei negozi. All’inizio fu dura perché il mio lavoro era anche lavoro extra per tutti: quel lavoro però servì a snellire i passaggi successivi e a raddoppiare il fatturato di vendita degli spazi commerciali.

Cosa ho imparato: a raccordare i diversi bisogni, e creare strumenti per soddisfarli.

Digital Pr

Sono 3 anni che lavoro come Digital Pr per aziende e agenzie: all’inizio contribuivo con i miei contatti per progetti di altri, poi ho cominciato a collaborare sulla strategia di contenuti insieme alle agenzie, attualmente mi chiamano per pensare i contenuti e distribuirli anche attraverso le Digital Pr. È un lavoro che in parte ho svolto da dipendente, e che in pratica ho costruito ex novo cliente dopo cliente: sono passata dal gestire una mailing list a mettere insieme contenuti e obiettivi misurabili, tenendo a mente che senza contenuti interessanti non c’è strategia di promozione che tenga. Il tutto imparando in maniera caotica, sul campo, mettendo insieme competenze diversissime.

Cosa ho imparato: che il lavoro si basa sull’attitudine a saper fare quando c’è da fare.

Copy e immagini per la Foodie Geek Dinner

Tra le varie attività fatte per la Foodie Geek Dinner, pochi sanno che mi occupavo della parte grafica e di copy: creavo tutte le grafiche per gli eventi (dai menu ai badge), e proponevo le diverse creatività per gli sponsor da declinare a seconda del tema della cena. Qui ad esempio è dove ho imparato a scontornare centinaia di caramelle Haribo per creare il menu di Milano , qua è dove ho messo insieme La spada nella roccia e Lavazza, e qui Harry Potter e Cirio; qui è quando ho imparato a scrivere Parimpapum con le caramelle gommose e qui è dove – in onore a Indovina Chi – ho dato un po’ di personalità a delle uova.

Cosa ho imparato: a usare programmi di grafica, a lavorare con icone vettoriali e font, a fare la Art Director senza chiamarmi Art Director.

Project Manager

Nel 2015 ho fatto la Project Manager per un progetto per una grande azienda della GDO, lavorando per creare documenti e coordinando agenzie e fornitori con l’obiettivo di assicurare il rispetto dei tempi, dei costi, dei KPI. Un lavoro un po’ amministrativo, un po’ di mediazione, un po’ di coordinamento.

Cosa ho imparato: a gestire i fornitori e a rispondere a 7 domande in 7 mail diverse in un’unica mail con tutte e 7 le risposte.

Content editor

Fa un po’ ridere come job title, ma è il modo più verosimile per descrivere il lavoro fatto per creare le guide del vecchio blog: erano itinerari turistici con un focus gastronomico, dedicate alla Val Marecchia, a Berlino, a Roma. Per quelle guide ho scattato le foto, creato il layout, scritto i contenuti (insieme al mio ex). Erano gli stessi tempi in cui i Calycanthi mettevano a disposizione i Pdf tematici  e Cavoletto di Bruxelles alcuni ricettari e guide a Parigi. Erano gli anni in cui facevamo content marketing senza saperlo.

Cosa ho imparato: che i contenuti gratuiti che metti in circolo, se fatti bene, tornano sempre indietro. Sempre.

Quindi

Essere multipotenziali non vuol dire avere fatto più cose di qualcun altro ma essere riusciti a imparare qualcosa che metti a frutto nel lavoro successivo. A fare pace con questo, tiro due conclusioni che possono essere utili per voi che leggete e per me come promemoria.

Cambiare lavoro è il primo passo per costruire relazioni durature (se sai come farlo)

Ogni volta che ho cambiato lavoro, mansione, che ho dovuto imparare cose che non sapevo, oltre a gettarmi, a studiare, io ho chiesto: a colleghi, a chi ne sapeva di più, a chi lo aveva già fatto.
Ogni volta che qualcuno mi ha dato una mano, ho ricambiato come potevo, e nel tempo ho continuato a confrontarmi: se esiste qualcuno che ne sa più di te, puoi scegliere se usarlo per un obiettivo a breve termine, o essere leale e curioso nello scambio.
Ecco, cavartela a buon mercato è possibile, ricambiare più che puoi aiuta a costruire un capitale umano che cresce nel tempo.

Agli altri tocca valorizzare cosa sai fare, a te mostrare e ricordarti chi sei.

Qualche settimana fa una persona mi ha detto “ricordati da dove vieni” alla vigilia di un impegno che da settimane mi rendeva preoccupata: capita quando fai per la prima volta qualcosa e non sai se sarai in grado di farlo. Quel giorno ho affrontato quell’impegno con un quaderno aperto davanti, la frase che mi aveva detto quella persona, e sudando abbastanza. È andata bene soprattutto quando si è trattato di cavarmela con un paio di imprevisti, attingendo a esperienze altre per fornire una soluzione.
È un po’ come la foto che ho scelto per il post: c’è sempre qualcosa in primo piano, il resto delle cose che sai fare è lì, solo da mettere a fuoco.
È dandosi fiducia che si impara e si vince, progetto dopo progetto.

Leggi anche: il post di Domitilla Ferrari su 5 cose per cui era portata.

** (Questo è un omaggio a Ivan Rachieli).

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Ci sono 4 commenti

  1. Saper fare tante cose è ottimo per certi versi, ma molto penalizzante verso altri o almeno, questo è quello che ho visto presentando il mio curriculum, che spazia dalla laurea in mediazione linguistica, il lavoro di traduttrice e poi il blog, la creazione di contenuti per il web e quello che è il settore cucina. Sono tutte cose che amo fare, ma dall’altra parte la cosa mi sembra non sia vista per niente bene, come se ci si aspettasse delle specializzazioni rivolte esclusivamente ad un settore specifico. (HR con sopracciglio alzato e faccetta stranita)

    Mi ritrovo perfettamente nell’ultimo punto (2): l’ho imparato a mie spese e l’ultima tua frase è perfetta. È una cosa che mi ripeto ogni santa volta debba fare qualcosa di nuovo per cui non mi sento all’altezza (e anche per mia timidezza), soprattutto quando si tratta di cose pubbliche, ma è vero, è tutto racchiuso in quelle parole!
    Oook, magari ti chiamo un giorno di questi! :-P
    Intanto grazie, mi piace moltissimo leggerti!

  2. E pensare che mi sento un po’ partecipe di questo tuo percorso, ho creduto in te in FNAC affidandoti quel ruolo e ne sono felice visto la strada che stai percorrendo! Brava!

  3. Ciao,
    mi piace molto il tuo post, lo trovo come un incoraggiamento in questo momento della mia vita.
    Tuttavia è vero che le aziende cercano sempre più specializzazione ed è difficile (per me) trovare qualcuno che ti dia fiducia nel farti fare qualcosa di nuovo.

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