La tecnologia ai tempi del personal branding

Da qualche mese ho aperto un canale YouTube: si chiama La ragazza della GDO, dove GDO significa Grande Distribuzione Organizzata (supermercati, in pratica). Come descrizione del canale ho inserito “Un viaggio surreale tra gli scaffali della GDO: i supermercati sono luoghi divertenti, se sai cosa comprare. La ragazza della GDO sono io, Mariachiara Montera, e sono la Ally McBeal dell’Esselunga.”

Assaggio i prodotti improbabili che si trovano nei supermercati: dai nudolini agli hamburger di tonno, ma anche cibi buoni su cui trovo degli elementi di intrattenimento. In genere, faccio ridere, anche perché mi diverto moltissimo nel realizzarli.

Da quando l’ho aperto due le domande ricorrenti: “quando assaggerai i fonzies al cioccolato?” e “perché lo hai aperto?”. Tanti, insomma, hanno pensato a una strategia con un obiettivo che avrei svelato più in avanti.

Oggi ho quindi deciso di parlare di questo, della mia foto profilo, e di come l’ossessione per il personal branding ci porti a limare quella sana attitudine al cazzeggio spontaneo che ci fa più o meno assecondare i nostri bisogni.

I video li giro col mio iPhone, nelle seguenti, traballanti, incerte condizioni: avvito l’iPhone prima sul bastone da selfie, e successivamente questo su un treppiede da 2cents, instabile e innamorato della forza di gravità. Il bastone da selfie mi serve per orientare l’iPhone, il treppiede per regolare l’altezza in modo da riprendere il viso. Il primo video l’ho fatto con la telecamera frontale, e il risultato era che vedevo me ma non guardavo lo schermo. Ho quindi girato l’iPhone in modo da riprendermi con l’obiettivo normale, ma non sapevo se: ero a fuoco, stavo riprendendo la porzione giusta eccetera. Ho quindi piazzato uno specchio dietro l’iPhone, appoggiato sul davanzale della finestra su dei libri per capire cosa stessi riprendendo.

Tema audio
: solo ieri ho comprato un microfono, ho scelto quello della foto dietro consiglio di Maurizio Camagna, e dai prossimi video potrete sentire per bene quello che dico senza aumentare il volume al massimo per cogliere le frasi. All’inizio pensavo non ce ne fosse bisogno, poi mi avete scritto in tanti per dirmi “accattati un microfono che non sentiamo un cavolo”.

Tema montaggio
: dopo aver girato i video con l’iPhone (mentre spero che nessuno mi chiami nel frattempo sennò ciao video), li scarico sul pc e li monto con Movie Maker, un programma di montaggio for dummies. Ho creato una sigla unendo delle immagini con Photoshop (un carrello del supermercato) e montandoci sopra Go Outside dei Cults. Poi taglio, accellero o rallento l’audio, inserisco eventualmente delle clip e salvo il progetto. La qualità del video salvata è inferiore a quella girata, e ancora non ho capito il perché.

All’inizio alcuni mi hanno suggerito di affidarmi a un videomaker professionista, ma ho preferito di no, perché: volevo imparare qualcosa di nuovo, e non avevo un budget da dedicare a un’attività che non ha obiettivi di lucro. Sì, perché La ragazza della GDO è puro divertimento: mi diverto a fare spese improbabili, mi diverto a parlarne davanti a una wannabe telecamera, mi diverto a raccogliere suggerimenti di cibi assurdi a cui a poco a poco sto dedicando un angolo della mia dispensa.

Ora, qual è la ripercussione a livello di personal branding? Ovvio, ci ho pensato, perché la selezione degli argomenti e la scelta del tono di voce nel mio modo di stare al mondo sul web gira intorno a un determinato posizionamento: sono quella che fa ridere, che sa argomentare, che sa offrire un punto di vista critico sulle cose, che sa di cibo, che mangia qualsiasi tipo di cibo, e che cura molto la sua immagine (cioè: non mi vedrete mai in costume o mentre vomito a una festa, per dire – devo anche aggiungere che sono eoni che non vomito a una festa).

La ragazza della GDO rispecchia fino a un certo punto tutto questo, soprattutto per la inequivocabile artigianalità del risultato: se avessi scelto di essere ligia al mio personal branding, avrei acquistato una videocamera vera, un microfono dall’inizio, avrei studiato come funziona YouTube (ora, mi limito a una conoscenza base), non avrei mai pubblicato questo video in cui sembro uscita da una pellicola degli Snorkies recuperata da un magazzino andato in fiamme.

E invece me ne sono fregata, scegliendo di crescere un po’ alla volta, di seguire la mia indole cazzara, di dedicare del tempo a qualcosa che per me è spensierato senza badare troppo ai parametri tecnici che farebbero del mio canale uno spazio adeguato. È un po’ come se oggi aprissi un foodblog su blogspot e ci mettessi le apine sull’header, credo. Quindi sì, ho messo le apine.

Stesso discorso per la mia foto profilo: ne volevo una nuova per il blog, ma in quel momento non avevo budget e tempo per un fotografo. Ho preso una tavola di legno bianco, residuo di un armadio, e l’ho messa per terra. Sulla tavola ho appoggiato il kindle, un piatto, uno smalto e delle caramelle rosse che tanti hanno scambiato per gocce di smalto (no, erano caramelle al lampone). Ho preso il mio solito treppiede traballante, il mio fido iPhone, e mi sono sdraiata. Il treppiede crollava, così l’ho incastrato tra una sedia e una bottiglia di vino. Mi sono scattata foto a raffica, sul pavimento della mia stanza da letto, finché non ho ottenuto un risultato che mi soddisfacesse. Ho usato la fotocamera frontale, per cui le foto sono di una qualità inferiore a quella che desideravo: sono andata giù pesante con la postproduzione e mi sono detta: usiamo questa finché non ne avrò una migliore.

Insomma, bisogna imparare a dire amen. A non essere sempre perfetti. A essere noi prima della nostra immagine. A fare cose che escono dai binari della fighezza a tutti i costi. A sentirci a nostro agio anche in momenti di pigiama interiore. A capire che gli obiettivi possono essere raggiunti anche tra gli sbagli, lanciandoci dove non siamo sicuri di atterrare.

Detto questo, se avete suggerimenti di videocamere vi ascolto!

Iscriviti alla mia newsletter

Vuoi ricevere anche gli articoli del blog?

Ci sono 3 commenti

  1. Vorrei fare un video per rispondere a questo post.
    Immaginati la scena: degli applausi nei buoi, un urlo di gioia e poi io.
    I video della ragazza della GDO li trovi fantastici per la loro artigianalità e spontaneità. Mi piaccione perché “sei come me” (è un complimento).
    Ieri ero in uno dei luoghi della GDO e ho visto loro, i nudolini, e ti ho rivista. Non contava il tuo giudizio, ma lo spirito con cui li avevi presentati. Insomma, c’era una tizia col cappottino rosa ed un carellino rosso che se la rideva accanto ai nudolini :)

    Le conclusioni a cui giungi le condivido. Rispecchiano lo spirito originario dei blog e del web per tutti. L’ossessione della perfezione, dell’essere come in tv, è una “brutta” (anche se comprensibile) deviazione dell’uso e abuso dei blog. E’ comprensibile, perché l’unico modello fisso di riferimento è lei: la tv. Ma col web volevamo creare e trovare qualcosa di nuovo, diverso, più vicino al bistrattato utente medio.
    Insomma, bisogna imparare a dire amen alla perferzione e alle paure che la perfezione nasconde.

    E ora chiudo il video con un bel salto in alto…fino a raggiungere i fonzies al cioccolato.

  2. Sto iniziando ora a capire il significato di personal branding. Ma di strada da fare ne ho moltissima! A partire dall’acquisto di un treppiede per Iphone! Carinissimo questo tuo post e splendida questa frase (che faccio subito mia!): “sentirci a nostro agio anche in momenti di pigiama interiore” !

  3. Non sapevo del canale! Mi sono appena iscritta :)
    Per la fotocamera non ho consigli: per i miei video (che detto così sembra sia un’espertona, in realtà per ora ne ho girati solo tre) uso la canon 600d e mi ci trovo bene, ma probabilmente preferiresti una compatta…
    Comunque se vuoi posso scattarti qualche foto (gratis, ovviamente): non sono una professionista, ma mi piace e ogni tanto qualche cosa di carino esce fuori :)

    Buona settimana.

    Alice

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato.
Tutti i campi sono obbligatori.