La cena della #miglioreannata: il progetto e il racconto

Mercoledì 1° ottobre al Devero Ristorante, alla tavola di Enrico Bartolini, si sono riuniti 8 blogger e 8 produttori, per una network dinner organizzata da Itaca Comunicazione in collaborazione con la sottoscritta. Il post di oggi riguarda quindi il mio lavoro, ma anche: come nascono le idee, il vino, le persone il cibo.

La domanda da cui siamo partiti è: qual è il modo più immediato e condivisibile di raccontare il vino? La risposta secondo me la sapete già, e qualcuno sbufferà pure: le storie.

Perché era importante trovare una storia?

Chi di voi beve vino come appassionato, che non lo fa di mestiere – per “obbligo” professionale diciamo, affida le sue scelte di acquisto a fattori che raramente sono tecnici (la descrizione, la scheda, la provenienza): sceglie quel vino perché lo ha bevuto quella volta in compagnia, perché ne ha sentito parlare da un caro amico, perché conosce il produttore.

Tutti elementi che sono quindi legati a un’esperienza, spesso di condivisione. Una storia ha esattamente questo scopo: introdurre il racconto di un’esperienza legata al vino, che sia quella di chi lo consuma o quella di chi lo produce.

Cosa aveva di particolare questa storia?

Troverete diverse storie che riguardano solo una parte, quella di chi fa il vino: l’obiettivo per me, in tutti i progetti, rimane invece creare una relazione, facendo quindi parlare entrambi i soggetti, in breve tempo e in maniera pubblica (con attività che permettano di vedere quello che succede alle community dei blogger coinvolti).

Il principio che sta alla base di questa strategia è semplice: se conosci la persona che produce ciò che bevi, hai un motivo per ricordarti di quel vino, e sceglierlo per il tuo prossimo acquisto; se crei una relazione tra il blogger e il produttore, sarà questa la storia che i lettori vorranno conoscere, e gli darai un motivo per scoprire qualcosa sul produttore; la relazione, infine, rimane: più di un prodotto, di un tweet, di una foto, il rapporto umano vince sempre.

Cosa è successo in pratica?

Insieme a Itaca abbiamo invitato sette blogger / giornalisti (io ero l’ottava), scelti per la competenza, coerenza col progetto, solide e strutturate community e soprattutto la capacità di raccontare e raccontarsi: Sandra Salerno, Chiara Maci, Davide Oltolini, Teresa Balzano, Arianna Vianelli, Claudia Minnella, Adriano Aiello.

La cena da Bartolini sarebbe stata l’occasione per conoscere alcuni produttori e degustare i loro vini, “partendo non da definizioni tecniche ma da storie, la loro e la tua”. Nelle settimane prima della cena abbiamo inviato a ognuno di loro una bottiglia con un’etichetta, chiedendogli di raccontarci la loro #miglioreannata: “un anno determinante, in cui abbiamo messo a frutto certe lezioni, o ne abbiamo imparate di nuove che ci servono ancora oggi; un anno in cui sono cambiate le circostanze della nostra vita, come il terreno sotto i piedi. Un anno in cui abbiamo voluto cambiare aspetto, per sentirci nuovi. Un’annata significativa, bella, la nostra annata migliore finora.”

Le foto e gli abbinamenti

Al ricevimento della bottiglia, gli invitati hanno scritto la loro annata, scattato una foto e condivisa: per me è stata il 2002, per Terry il 2000, per Chiara il 2014, per Sandra il 2009 e così via. Ognuno ha dato un pezzetto di sé, cosa che ha reso il web un posto più bello in quei giorni.

Le loro parole e l’annata scelta hanno fornito gli spunti per creare gli abbinamenti con il produttore e il suo vino, abbinamenti che sono stati raccontati sul blog di Itaca Winetwork e che hanno creato un legame virtuale precedente alla cena.

Non cosa abbiamo bevuto, ma: chi abbiamo conosciuto?

Il 1° ottobre da Bartolini il tavolo era un zigzag di storie. Si sono susseguiti piatti, foto, spiegazioni di quello che abbiamo bevuto, che nel dettaglio è stato:

  • Valdobbiadene Prosecco Superiore DOCG Vigneto della Riva di San Floriano di Nino Franco (Veneto)
  • Sauvignon Blanc Collio DOC Cicinis di Attems (Friuli)
  • Vermentino di Sardegna Doc Tino di Mora&Memo (Sardegna)
  • Chardonnay Oltrepò Pavese Doc Lughet di Berté e Cordini (Lombardia)
  • Chianti Rufina Riserva Docg Lastricato di Castello del Trebbio (Toscana)
  • Negroamaro Rosso Igp Salento Graticciaia di Agricole Vallone (Puglia)
  • Recioto di Soave Docg La Perlara di Ca’Rugate (Veneto)
  • Ron Botran Solera Maschio Bonaventura.

Come blogger ho vinto Antonio Parisi (sopra in foto) e l’abbinamento al Rum di Maschio Bonaventura, e non poteva andarmi meglio: Antonio si è dimostrato una persona deliziosa con cui chiacchierare, e la simpatia è stata immediata. Appassionatissimo di cibo, mi ha raccontato numerose storie sul mondo della produzione dei distillati che ignoravo: il suo Rum, di cui ora a casa ho una bottiglia che guardo con notevole dedizione, è superlativo. Proveniente dal Guatemala, il Botrana Solera è prodotto a partire dal succo di canna da zucchero  concentrato, e non dalla melassa: viene poi fatto riposare in quattro botti (whisky, tostate, dove hanno maturato Sherry e Porto). Delizioso, profumatissimo, perfetto per chiudere la cena.

Chi ha già mangiato da lui lo sa: Enrico Bartolini è bravissimo, e il 1° ottobre abbiamo mangiato alcuni tra i suoi piatti più famosi, tra cui il risotto alle rape rosse e salsa al gorgonzola. Una cena perfetta.

Vi lascio qui le foto dell’Itaca Winetwork Social Dinner, scattate dal bravissimo Alessandro Castiglioni (qui sotto lui al lavoro) Cercando l’hashtag #miglioreannata troverete altre storie :)

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