Un bacio all’Italia: #LuceVenini, o di un weekend italiano

Ogni tanto rischi di dimenticarti l’Italia, di perderla di vista.
Capita spesso, perché la routine è fatta di metro, uffici, passeggiate frettolose, sguardi su smartphone e su agende: eppure viviamo in un Paese che meriterebbe un trasporto e un corteggiamento continui.
Un applauso a scena aperta, in mezzo alle piazze.

Ci pensavo questo weekend, che ho trascorso a Murano immersa in ogni bellezza possibile.
Ero lì insieme a Luce della Vite, l’azienda della famiglia Frescobaldi che produce i suoi vini a Montalcino, in Toscana: qui produce Luce, unione inedita di Merlot e Sangiovese pensata e voluta da due famiglie che sono parte della storia del vino, Frescobaldi e Mondavi.
Dalla Toscana a Murano passando per Venini, la famosa azienda vetraia: qui (nella Fornace!) è stato mostrato e presentato Fiori di Luce*, un trittico di vasi di Venini per Luce, edizioni speciali di “Calla”, un classico disegnato da Tyra Lundgrene presentato per la prima volta alla Biennale di Venezia del 1948.
* [Dove ho scoperto che fotografare il rosso è complicatissimo]


Vetro e vino, sabbia e terra che si sono uniti per Casa di Luce, il progetto di Luce di cui trovate più informazioni a questo link.

Mentre Lamberto Frescobaldi parlava del vino e Giancarlo Chimento del vetro, ho visto esattamente quello che non è stato raccontato ma che era lì, evidente: un lavoro in nome dell’eccellenza, due famiglie italiane che hanno scelto due pezzi d’Italia meravigliosi e li hanno valorizzati. Creando lavoro, prodotti straordinari, storie.

Durante la degustazione Lamberto Frescobaldi ci raccontava che “alla base del vino e delle cose commestibili c’è la curiosità”: per assaggiare e scoprire devi aver voglia di guardarti intorno, e goderti le cose buone del mondo.
Prima di quello c’è la capacità di sognare, che credo sia il tratto distintivo dei migliori imprenditori (italiani e non): gli italiani hanno la possibilità di farlo partendo dal suolo che calpestano e dagli alberi che innestano, ed è un miracolo che sarebbe sciocco mettere da parte.

Ho bevuto il Lucente e il Luce, e mi sono innamorata del secondo: un vino dal frutto potentissimo al naso, strutturato, chiara espressione di specifici vigneti, capace di invecchiare con classe, e di fare compagnia a piatti importanti come a momenti di felicità.
Quando gli chiediamo un abbinamento, il Marchese ci spiazza tutti e ci regala la sua ricetta degli spaghetti con le cipolle: affetta tante cipolle e le fa soffriggere lentamente con un goccio d’acqua e del fondo scuro, a lungo, finché non son morbide.  Poi unisce una buona dose di burro e parmigiano e ci condisce gli spaghetti.

Il lunedì abbiamo visitato la Fornace di Venini, e sono tornata bambina, merito anche della piacevolissima compagnia di Paolo Campana.
Ci lavorano circa 70 persone, molte fanno un lavoro durissimo, ma solo vedendo esattamente cosa c’è dietro la lavorazione del vetro capisci il costo di una certa artigianalità.

Allora, lo diamo un bacio all’Italia?

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C'è Un commento

  1. noooo non hai provato il formaggio Lucente creato per accompagnarlo aka la tesi di laurea di Marcella di All Around Food? Ero alla sua discussione a Pollenzo, il suo progetto era di cheese design (insieme a Hansi Baumgartner), se ti capita provalo/informati perche e’ un progetto bellissimo e assolutamente Chef on the Table proof!

    #sempresialodatalatastierainglese sa va sans dire…

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