#albeinmalga: sotto il cielo del Trentino

Il numero estivo di Internazionale si apre con un articolo di Alain de Botton sul senso del viaggiare moderno, di cui cito un pezzetto utile per inquadrare l’argomento del post: “L’industria dei viaggi del futuro sarà quella che ci aiuterà a inserirci nelle realtà di ogni paese e a capirle [….] Si impara di più sulla cultura dei Paesi Bassi pranzando con cinque chimici di Amsterdam che non passando le giornate al Rijksmuseum”.

Ecco cosa ho imparato sul Trentino dopo un weekend con #albeinmalga

Albe in Malga è l’iniziativa di Trentino Sviluppo per promuovere il territorio attraverso visite “attive” nelle malghe delle diverse valli, per vivere in prima persona il mondo dell’alpeggio: la descrizione sul sito non rende giustizia all’esperienza, così vivida e capace di suscitare reazioni forti, sempre positive; tra l’arrivo e la passeggiata scorrono ore lente, impegnative, che risvegliano le persone in una maniera poco abituale.

Noi eravamo in Malga Sadole, in Val di Fiemme.
L’alba trova le persone poco lucide, e con le difese ancora assopite: forse è questo uno dei motivi per cui ci si gode questa esperienza, in cui il mettersi in gioco fa parte del pacchetto divertimento e apprendimento.

La notte prima aveva piovuto: c’era fango, misto inderogabilmente a delle enormi cacche di vacca. Enormi, vi giuro. Non vorrei spendere altri aggettivi per parlare della cacca della vacca, ma è necessario per spiegarvi che siamo andati a prendere le mucche col pastore camminando in mezzo al fango e a quella cacca (enorme!), che per evitarla dovevi avere le ali.
Invece abbiamo tutti camminato serenamente in mezzo a quella poltiglia, grandi e piccini, con percorsi diversi a seconda che ci fossero bimbi piccoli, tutti diretti come in trance verso le vacche impegnate a pascolare.

Noi, giovani hipster trentenni, insieme a rampanti imprenditori, scalatori, piccoli bimbi, coppie anziane, tutti diretti con leggerezza verso la malga, a camminare insieme alle vacche per dirigerle verso la zona della mungitura.

Un lavoro serio, ma anche un momento sorprendente per noi, immersi nell’alba in una processione insieme a sconosciuti e a questi animali enormi, teneri e cagoni.

La malga è abitata anche da pecore e asinelli, anche loro socievolissimi.

Poi è arrivata la corroborante colazione, dove alle 7 ho mangiato pane, burro, speck, salame e un enorme tazza di caffè bollente (all’alba fa freddissimo!). Una colazione che mi sono goduta insieme ad altri turisti, con una fame che assomigliava a una fame sana.
Alle 8 abbiamo iniziato ad assistere alla lavorazione del latte, grazie al casaro Enzo che lo ha trasformato in tosèla e ricotta, offrendo il caglio in assaggio durante la lavorazione, versandolo direttamente nel palmo della mano.

Alle 10 circa abbiamo fatto la nostra escursione in direzione Passo Sadole, incontrando diversi cavalli selvatici: li abbiamo accarezzati, osservati, contemplati sotto il sole, in mezzo al verde, lungo un percorso ampio e non faticoso, con tanto di pontili di legno nei passaggi dove scorreva il ruscello.

Non riuscivo a smettere di osservare questi pontili e non capivo perché. Poi ho capito. Quei pontili sono la chiave dell’anima dei trentini per come li ho conosciuti grazie ad #albeinmalga: vivere il territorio, per loro, vuol dire esplorarlo nella maniera più vivida possibile, fornendo nello stesso tempo a tutti la capacità di farlo.

Non c’è soglia tra quello che il territorio è e la possibilità di viverlo in prima persona, e se quella soglia c’è basta intervenire con piccoli aggiustamenti e con progetti di comunicazione efficaci perché si assottigli ulteriormente, lasciando emergere il Trentino come natura lo ha creato.

La naturalezza, questa semplicità nel godimento è  negli occhi di chi guarda, di chi come me accarezza una mucca e un cavallo e si gode la sua fetta di speck con 7° e l’alba fra i capelli: il lavoro perché questo accada è enorme, e consiste nel costruire pontili, nel progettare #albeinmalga, mantenendo quel delicato equilibrio tra intervento dell’uomo e il corso della natura.
Lasciandoci liberi e felici di camminare tra il fango e la cacca, sotto lo splendido cielo del Trentino.

Ringrazio i miei favolosi compagni di viaggio: Ilaria, Gianluca, Patrizia, Gabrio, Snowbetta, Anna.
Qui potete vedere tutte le foto!

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Ci sono 6 commenti

  1. Mi è piaciuto tantissimo il tuo racconto. Mi ha ricordato delle mie “albe in malga”, quando ero una bambina e ad agosto andavo a Moena con i miei. Facevamo lunghissime camminate tra i boschi, portandoci dietro uno zainetto con l’acqua e (ovviamente) i panini con burro e speck. E poi coi nonni andavamo alla malga Panna, che però allora era un po’ diversa da com’è adesso :) Bellissimi ricordi. Lì ho mosso i miei primi passi con indosso un vestito tirolese e un paio di scarpe rosse (che ancora conservo).
    Lasciando stare i sentimentalismi, questo tipo di turismo lento che ti rende più “parte” del luogo che visiti, mi piace un sacco. Mi sembra che , nel caso del Trentino, ti faccia vivere più intensamente la montagna, e ti faccia staccare davvero dai soliti ritmi. Anche se la sveglia all’alba è difficile, torni a casa con qualcosa in più. Bello, bello, bello.
    Ciao,
    Barbara

  2. Mi è piaciuto tantissimo il tuo racconto. Mi ha ricordato delle mie “albe in malga”, quando ero una bambina e ad agosto andavo a Moena con i miei. Facevamo lunghissime camminate tra i boschi, portandoci dietro uno zainetto con l’acqua e (ovviamente) i panini con burro e speck. E poi coi nonni andavamo alla malga Panna, che però allora era un po’ diversa da com’è adesso :) Bellissimi ricordi. Lì ho mosso i miei primi passi con indosso un vestito tirolese e un paio di scarpe rosse (che ancora conservo).
    Lasciando stare i sentimentalismi, questo tipo di turismo lento che ti rende più “parte” del luogo che visiti, mi piace un sacco. Mi sembra che , nel caso del Trentino, ti faccia vivere più intensamente la montagna, e ti faccia staccare davvero dai soliti ritmi. Anche se la sveglia all’alba è difficile. Bello, bello, bello.
    Ciao,
    Barbara

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